Vent'anni di responsabilità 'penale' delle imprese in Italia: lezioni per l'Argentina?
Progetto di ricerca binazionale per l'istituto di ricerca
"Nummus" presso l'Universidad de Palermo, Buenos Aires, Argentina
Progetto annuale Dicembre 2020-Dicembre 2021
Coordinatore: Diego Zysman Quirós
Supervisore responsabile per l'Italia: Stefano Manacorda
Ricercatore principale: Marco Colacurci
Ricercatore in Argentina: Alberto S. Barbutto
Il progetto di ricerca, mediante un metodo
comparato, mira ad approfondire punti di forza e criticità del sistema di responsabilità da
reato degli enti in Italia, alla luce dei quali analizzare il sistema argentino, con particolare attenzione
alla recente Ley 27.401 del 2017.
Come noto, il decreto legislativo italiano n. 231/2001 costituisce un esempio particolarmente originale di
'traduzione' del modello statunitense all'interno di un ordinamento di civil law, nel tentativo di
dettare una disciplina compatibile con le garanzie fondamentali dettate dalla Costituzione italiana in materia
penale. Non a caso, esso ha funto da modello di ispirazione per il legislatore cileno e spagnolo, oltre ad
aver stimolato un intenso dibattito dottrinale.
A vent'anni dalla sua entrata in vigore, il c.d. Decreto 231 ha avuto sicuramente un impatto importante sul
sistema giuridico (ed economico) italiano, ma, al contempo, diverse criticità permangono. Queste ultime
riguardano, soprattutto, il contenuto richiesto ai compliance programs per essere giudicati efficaci,
la dilatazione esponenziale del catalogo dei reati presupposto della responsabilità dell'ente, la
penuria di pronunce giurisprudenziali in materia nonché lo sviluppo, nella prassi, di forme di
soluzione negoziata del processo a carico degli enti in forme apparentemente non contemplate dalla legge.
L'analisi dei punti di forza e delle criticità di tale sistema fungerà da guida nello studio del
sistema di responsabilità penale delle persone giuridiche argentino, in particolar modo alla luce della
recente riforma apportata dal legislatore, a cui non è ancora seguita, al momento, alcuna pronuncia
giurisprudenziale. L'esperienza italiana sarà utilizzata, in particolar modo, per riflettere su alcuni
degli aspetti problematici più attuali in materia, che riguardano: le ipotesi di reato per cui l'ente
può essere chiamato a rispondere; i criteri di imputazione della responsabilità all'ente; il
contenuto dei compliance programs richiesti alle imprese; le modalità di collaborazione tra
imprese ed autorità giudiziaria richieste dalla legge.
Il c.d. processo di "Americanizzazione
del diritto penale dell'economia" ha visto diffondersi negli ordinamenti degli Stati occidentali istituti
giuridici e scelte politico-criminali di matrice statunitense. Tra questi, l'esempio più significativo
è dato, senza dubbio, dalla responsabilità penale d'impresa e dal connesso paradigma della
compliance.
In tale contesto, la disciplina italiana relativa alla responsabilità penale degli enti costituisce,
nello scenario comparato, un sicuro punto di riferimento in materia. Il decreto legislativo n. 231/2001,
infatti, sebbene espressamente riferito alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, ha
introdotto per la prima volta in Italia un sistema di responsabilizzazione delle imprese per fatti di reato
realizzati da apicali e/o subordinati che agiscono per conto o comunque all'interno dell'impresa stessa. Si
tratta di uno dei primi esempi di disciplina organica in materia da parte di uno Stato occidentale dopo
l'entrata in vigore della Convenzione OCSE del 1998 sulla corruzione internazionale del pubblico agente, che
ha obbligato, appunto, gli Stati sottoscrittori a prevedere forme di responsabilità diretta degli enti.
Il c.d. Decreto 231 si segnala per tratti di particolare originalità, che lo rendono un modello
particolare di adattamento di istituti nordamericani all'interno di un contesto ordinamentale di civil
law orientato, in materia penale, al rispetto di fondamentali garanzie assicurate dalla Costituzione.
L'operazione compiuta dal legislatore italiano può essere allora descritta prendendo in prestito una
felice formula utilizzata da Maximo Langer, il quale, nell'analizzare le modalità con cui ordinamenti
di civil law adattano istituti di matrice statunitense (nel suo studio si trattava del plea
bargaining), predilige l'espressione "legal translation" a quella di "legal
transplant", giacché l'attività di 'traduzione' porta inevitabilmente con sé
un 'tradimento' del modello autentico.
Questo è quanto accaduto con il Decreto 231, che ha declinato in maniera originale l'insegnamento
statunitense nel tentativo di renderlo compatibile con il contesto ordinamentale italiano. Un simile e
complesso innesto normativo ha suscitato particolare attenzione da parte tanto degli studiosi italiani quanto
stranieri, fungendo, non a caso, da modello di ispirazione per altri ordinamenti di civil law, come,
ad esempio, quelli del Cile e della Spagna.
La ricerca ambisce ad indagare punti di forza
e criticità del sistema italiano, al fine di utilizzare tali dati quale 'bussola di orientamento'
nell'indagine del recente sistema argentino, con particolare riguardo ad alcuni degli aspetti più
dibattuti in materia, relativi alle ipotesi di reato per cui l'ente può essere chiamato a rispondere,
ai criteri di imputazione della responsabilità all'ente, al contenuto dei compliance programs
richiesti alle imprese, nonché alle modalità di collaborazione tra imprese ed autorità
giudiziaria richieste dalla legge.
Il Decreto 231 si caratterizza, in particolare, per assegnare ai compliance programs (qualificati
quali "modelli di organizzazione, gestione e controllo") il ruolo di strumenti necessari a concepire
una responsabilità d'impresa compatibile con il principio di colpevolezza. In particolare, la corretta
adozione di un sistema di compliance interno consentirebbe all'ente di andare esente da qualunque
forma di responsabilità. Inoltre, il Decreto 231 fornisce una descrizione del contenuto richiesto a
tale modello organizzativo, a cui si affianca la nomina di un Organismo di Vigilanza atto a sovrintendere alla
corretta implementazione del modello.
Nel corso del tempo, peraltro, il Decreto 231 ha parzialmente mutato il proprio volto: anzitutto, l'iniziale
catalogo di reati per cui l'ente può essere ritenuto responsabile, che conteneva soprattutto reati di
natura corruttiva, è stato esteso in maniera significativa, ricomprendendo tanto reati tipici della
responsabilità d'impresa, come ad esempio in materia ambientale e di tutela della sicurezza sul lavoro,
quanto reati estranei a tale area, come ad esempio in materia di mutilazione di organi genitali femminili.
Peraltro, nonostante l'intenso dibattito a livello dottrinale, il Decreto 231 ha ricevuto una scarsa
applicazione a livello giurisprudenziale. Tale dato è parzialmente controbilanciato dal fatto che,
nella prassi, si registrano alcune significative deviazioni da quanto espressamente consentito dalla legge,
preordinate a favorire forme di soluzione negoziata del conflitto penale.
Con riguardo all'Argentina, il tema della responsabilità penale delle persone giuridiche si è
dapprima affacciato in alcuni casi tradizionali di Diritto penale economico, con particolare riferimento alla
legge penale cambiaria (Ley 19.359 e successive modifiche) e al codice doganale (Ley
22.415), dove con maggior decisione è intervenuta la giurisprudenza sul punto, nonché in
relazione alla legge a tutela della concorrenza (Ley 22.262), e alla legge penale tributaria
(Ley 24.769): secondo alcuni, infatti, la responsabilità delle persone giuridiche poteva
configurarsi già sulla base dell'art. 14 di tale legge. Nel 2011, inoltre, si è aggiunto a tale
elenco anche la possibilità prevista della Ley 28.683 sui reati in materia economica e finanziaria,
oltre ad essere introdotte modifiche alla legge penale tributaria rivelatrici dell'intenzione legislativa a
riconoscere forme di responsabilità penale degli enti collettivi.
Solo più recentemente, invece, con la Ley 27.401 l'Argentina ha adottato il paradigma della
compliance quale fondamento della responsabilità penale per le imprese, prevista per un numero
limitato di fattispecie di reato di natura essenzialmente corruttiva. La legge argentina è anch'essa
fortemente debitrice del modello statunitense: il sistema di imputazione del reato all'ente è di natura
sostanzialmente oggettiva e vicariale, è assegnato ampio spazio ai compliance programs - del
cui contenuto la legge fornisce una descrizione - e l'ente può accedere a meccanismi di soluzione
negoziata e confidenziale del processo, impegnandosi a tenere svariate condotte riparatorie. Fino ad ora, tale
legge non ha ancora ricevuto una significativa applicazione nella prassi giurisprudenziale. I problemi
potenziali sul tappeto potranno quindi essere indagati più agevolmente alla luce dell'esperienza
italiana.
Il progetto di ricerca sarà realizzato
mediante un'indagine di natura comparata, che metta a confronto il sistema italiano e quello argentino di
responsabilità penale d'impresa. Tanto il sistema italiano del Decreto 231 quanto quello argentino
della Ley 27.401 costituiscono delle particolari declinazioni dell'esempio statunitense: pertanto, la loro
analisi comparata permetterà di evidenziare come la legge italiana e quella argentina si siano o meno
omologate al modello originale.
Alla luce di tali obiettivi, il progetto potrà altresì beneficiare dei risultati della ricerca
attualmente in corso nell'ambito di un ulteriore progetto promosso dal Nummus, dal titolo
"Estudio sobre el impacto de la ley Nro. 27.401 de responsabilidad penal de las personas
jurídicas en la jurisprudencia de la Justicia Criminal y Correccional Federal de la CABA y la
Justicia Nacional en lo Penal Económico (2018-2020)".
Il metodo di comparazione prescelto è di natura funzionalistica, giacché si analizzerà
come i due ordinamenti tentino di fornire una risposta a determinati problemi, in particolare relativi ai
criteri di imputazione della responsabilità all'ente, alle tipologie di reato per cui l'ente può
essere chiamato a rispondere, al contenuto dei compliance programs, alle forme di cooperazione tra
ente ed autorità giudiziaria.
Tuttavia, tale comparazione sarà compiuta in maniera necessariamente 'squilibrata', data la differenza
di età dei sistemi normativi di riferimento. La disparità di elementi a disposizione spinge,
infatti, a prestare maggiore attenzione al caso italiano, del quale, dopo vent'anni dalla sua entrata in
vigore, può compiersi un bilancio in merito alla sua operatività ed efficacia.
I dati così raccolti fungeranno da guida nell'analisi dell'ordinamento giuridico argentino, consentendo
non solo un raffronto, ma anche di formulare ipotesi circa la concreta operatività della ley
27.401 nonché, più in generale, della responsabilità penale delle persone giuridiche
negli anni a venire.
Al fine di completare il progetto, l'attività di ricerca dovrà confluire in una o più pubblicazioni in lingua spagnola, italiana o inglese su riviste scientifiche di rilevanza nazionale e/o internazionale.